La crisi dell’ippica italiana: si può fare ancora qualcosa?
Ultimo aggiornamento: May 22, 2017 di Enzo Calabresi
Senza dubbio l’ippica in Italia sta attraversando un periodo di grande crisi in tempi recenti e, purtroppo, non molto sta venendo fatto a riguardo. Anzi, nulla. Il fatturato delle scommesse sui cavalli è calato drasticamente negli ultimi anni e la pressione fiscale sulla disciplina è troppo alta, rendendola non appetibile a potenziali giocatori, che preferiscono le scommesse sugli sport a quota fissa. Ormai sembra che poco possa ancora essere fatto per salvare questa tradizionale disciplina da scommessa e senza l’aiuto dello Stato il tramonto dell’ippica sarà inesorabile.
Altri Paesi hanno attuato delle politiche mirate a salvaguardare e preservare l’ippica, nella fattispecie la Francia ha iniziato ad applicare una piccola percentuale sulle scommesse da destinare alle corse di cavalli. Recentemente, una serie di associazioni italiane che include sigle quali l’Associazione Nazionale Ippodromi, la Federippodromi, il Sindacato Concessionari e bookmaker di maggior rilievo quali SNAI e Sisal, hanno unito le diverse voci e domandando un cambio di tassazione sull’ippica in aggiunta ad un ampliamento del programma giornaliero di corse a cui i giocatori possono scommettere. Il cambio di tassazione riguarderebbe uno spostamento sul cosiddetto “margine”, ovvero la differenza tra le giocate e le vincite. L’ampliamento del programma, invece, consisterebbe nell’aggiungere anche corse che non rientrano nel palinsesto dell’Agenzie delle dogane e dei Monopoli, offrendo quindi un’occasione per riscuotere un po’ di più. Insieme, questi due provvedimenti potrebbero generare agli operatori del settore un gettito di cui hanno urgente bisogno, permettendo loro di riprendere fiato.
Una qualche responsabilità di questa situazione ce l’ha anche il governo italiano, che non solo non ha fatto nulla per ovviare a tutto ciò ma ha, per giunta, tagliato molti fondi all’industria a causa della spending review. Il più sconfortante tra questi tagli è quello che ha coinvolto il finanziamento destinato ai costi di gestione dei libri genealogici delle razze equine autoctone, di cui l’Italia è ricca. Ciascuna razza ha dietro un’associazione che si occupa del libro genealogico e naturalmente questa attività ha i suoi costi.
Sebbene in Italia esista già uno strumento giuridico pensato appositamente per offrire sostegno ai giochi pubblici in difficoltà, l’ippica non rientra in quest’ultima categoria poiché gli ultimi dati percentuali di raccolta e gettito erariale non sono ancora catastrofici. A pagarne le conseguenze è l’intera filiera dell’ippica, inclusi gli operai degli ippodromi. Moltissimi sono i posti di lavoro che sono stati persi di recente proprio a causa di questa prolungata e angosciante crisi del settore. Un dato basterà a dare il quadro attuale della situazione: all’inizio degli anni 2000 lavoravano nell’ippica più di diecimila persone, mentre questo numero oggi è di appena duemila. Insomma, un vero e proprio disastro. E tutto sembra indicare che la situazione sia soltanto destinata a peggiorare. L’auspicio è che, grazie a delle azioni mirate da parte del governo italiano, questa disciplina che ha una lunghissima e gloriosa tradizione nel nostro Paese possa finalmente riprendersi e tornare perlomeno ad un moderato successo. Vederla soffrire e non fare alcunché per salvarla è triste e porterebbe un pezzo della nostra storia collettiva a sparire, dunque l’invito rivolto ai nostri politici è di cercare di fare qualcosa per evitare che questo, inevitabilmente, accada.