Scommesse, USA: a giugno la sentenza della Corte suprema
Ultimo aggiornamento: March 5, 2018 di Enzo Calabresi
Sono mesi concitati, quelli per gli amanti delle scommesse che vivono negli Stati Uniti: a giugno, infatti, la sentenza della Corte Suprema sulla legalizzazione delle scommesse potrebbe stravolgere il sistema del gioco degli USA. Oltre 20 Stati sono interessati alla sentenza ed hanno già avviato i lavori su dei progetti di legge per aprire i mercati prima di quella data. Il business delle scommesse sportive è un mercato capace di movimentare ogni anno miliardi di dollari, ma tanti americani giocano tramite operatori illegali. L’esempio lampante è stata la finale del Super Bowl dello scorso 4 febbraio: sulla partita vinta dai Philadelpia Eagles sono stati giocati circa 4,8 miliardi di dollari, di cui solo 159 milioni (una cifra irrisoria) tramite i bookmaker autorizzati in Nevada. Al momento negli USA la legislazione presenta ancora molte restrizioni e fino a poco tempo fa le principali leghe professionistiche come NBA, NFL, NHL e MLB si erano fermamente opposte all’apertura del mercato delle scommesse, frenando anche la legge del New Jersey del 2014 che consente di piazzare scommesse sportive nei casinò e negli ippodromi. Ma le cose potrebbero cambiare, supportate anche dalla fatto che l’NBA sembra aver cambiato idea, così come la NFL, creando un precedente del tutto inedito.
Nel 2016 i giudici della Terza Corte d’Appello degli Stati Uniti dichiararono che la legalizzazione delle scommesse viola il Professional and Amateur Sports Protection Act, la legge federale che dal 1992 consente di scommettere sugli eventi sportivi esclusivamente nei 4 Stati degli USA che avevano già aperto il mercato (Nevada, Oregon, Montana ed Delaware). La questione però è stata sottoposta agli occhi della Corte Suprema, riunitasi il 4 dicembre ed entro giugno è attesa la sentenza, ma alcuni esperti parlano di una sentenza che potrebbe arrivare anche entro aprile.
Chi è a favore e chi è contro la legalizzazione delle scommesse
Il paese è spaccato a metà. A sfidare il divieto sono una ventina di Stati, fra cui New York, California, Mississippi, Connecticut e New Jersey, guidato dall’ex governatore Chris Christie, il quale sostiene che il PASPA del 1992 viola il decimo emendamento della Costituzione (emendamento che regola la divisione delle competenze tra la federazione e gli Stati). David Rebuck, direttore della Division of Gaming Enforcement, si è espresso tramite un comunicato all’emittente sportiva ESPN. “Gli operatori farebbero bene a presentare la richiesta per una licenza: potrebbero non averne più l’occasione.” Ad opporsi a tale cambiamento ci sono persone ed associazioni che tendono a salvaguardare l’integrità dello sport. Su tutte c’è la NCAA, associazione che riunisce le attività sportive di circa 1200 istituti universitari e che, come scrive sul proprio sito, “si oppone a tutte le forme di scommesse sportive legali e illegali”, in quanto gli atleti universitari potrebbero essere adescati dalle promesse di facili guadagni. A supporto della NCAA è sceso in campo anche il deputato repubblicano del Mississippi Roun McNeal che ha già presentato una proposta di legge per vietare le scommesse sportive a livello statale nel caso in cui la Corte Suprema dovesse legalizzare le scommesse a livello nazionale. Secondo diversi esperti e stando a quanto scritto da Scotusblog, il blog che analizza i casi dalla Corte Suprema, la Corte sarebbe intenzionata a dare ragione al New Jersey o quantomeno a modificare il PASPA. C’è da considerare, inoltre, che secondo le stime dell’AGA, l’American Gaming Association, le scommesse negli USA sono presenti in maniera massiccia attraverso il mercato illegale.